La mostra d’arte: un nuovo spettacolo
5 Nov, 2019
Sempre più spettacolare, la mostra d’arte, nella sua accezione più classica, è profondamente cambiata. Diventa un percorso digitalizzato, che offre funzioni interattive sempre più immersive e porta il visitatore a bordo di un’esperienza più densa, più forte, che disturba quasi i sensi. Accendi il proiettore, ti portiamo al museo!
L’immersione nell’arte può essere di moda, ma il principio non è nuovo. Come sottolinea il direttore e specialista di RV Pierre Friquet, la prima esperienza artistica immersiva risale al Paleolitico e alle pitture rupestri. Le torce dei nostri antenati illuminavano le pareti e gli animali dipinti sembravano prendere vita, muoversi.
Sono passati più di 30.000 anni e gli sviluppi tecnologici ci hanno portato ad un livello superiore. Non sveliamo più le opere d’arte con una torcia, ma armati di smartphone. E se le tele continuano ad attrarre folle, i visitatori diventano spettatori-attori in mezzo a un’inondazione di pixel e illuminazioni.
Quando la realtà aumentata racconta di più sulle opere… o fa arrabbiare!
I musei hanno capito fin dall’inizio che la tecnologia avrebbe permesso loro di arricchire il circuito tradizionale da una stanza all’altra e hanno colto le opportunità offerte dagli strumenti digitali.
Assistenza ai visitatori, tour su misura tramite app dedicate e realtà aumentata sono diventati essenziali da anni. Le opere diventano interattive, a volte basta puntare il proprio smartphone di fronte a un quadro o a una scultura per saperne di più sulla sua storia.
Le possibilità sono infinite, soprattutto per chi ha un’anima creativa o per chi vuole… protestare. Un collettivo creato da otto artisti utilizza la realtà aumentata dal 2018 per sovrapporre il suo contenuto animato alle opere d’arte presentate nella sezione “Jackson Pollock” del MoMA di New York. Il contenuto è accessibile tramite un’app mobile chiamata MoMAR. L’obiettivo dei suoi ideatori è quello di denunciare l’elitarismo delle gallerie e restituire un ruolo attivo al visitatore.
La creazione digitale combinata con gli sviluppi tecnologici permette di offrire esperienze virtuali ultra-immersive, a partire dalla realtà virtuale.
Da anni il VR Arles Festival, che si svolge nella prestigiosa cornice dei Rencontres photographiques, invita i visitatori a immergersi in altri mondi, virtuali e non. Accanto ai cortometraggi ancorati alla nostra realtà (reportage o fiction), si propone di scoprire creazioni digitali al 100%. L’essenziale casco RV è talvolta accompagnato da un gilet collegato che vibra al ritmo della creazione, rendendo l’esperienza ancora più forte e coinvolgente. Conosciamo il potere di questi elmetti, che letteralmente ingannano il nostro cervello e ci fanno perdere la bussola.
Le possibilità sono ovviamente infinite, il potere di creare nuove dinamiche esperienziali è anche nelle mani di programmatori, sviluppatori e ingegneri.
Quando i pixel sostituiscono la vernice
Oltre all’esperienza individuale offerta dei caschi RV, le opere digitali sono esposte in formati sempre più grandi e attirano un pubblico in crescita. L’Immersive Art Festival, dedicato al design digitale immersivo e offerto dall’essenziale Culturespaces, ha permesso al pubblico di immergersi letteralmente nelle opere di 11 collettivi di artisti durante 6 serate di ottobre.
Queste creazioni dalla durata di 4 minuti ciascuna, che combinano video, foto, motion design e spazializzazione del suono, sono state realizzate su misura per lo spazio dell’Atelier des Lumières. Trasmesso grazie a 140 video proiettori, 50 altoparlanti distribuiti su 3.000 metri quadri di superficie: lo spettacolo dura in totale 50 minuti. Nonostante il prezzo del biglietto sia elevato (24€), il festival è riuscito ad accogliere un pubblico corposo che ha avuto l’opportunità di votare per il proprio lavoro preferito.
Questi luoghi di immersione nell’arte digitale si moltiplicano in tutto il mondo e le cifre sono vertiginose. Uno degli ultimi nati è a Tokyo. Lanciato nel giugno 2018, il Mori Building Digital Art Museum è una galleria d’arte moderna e interattiva di 10.000 metri quadri creata dal collettivo teamLab. Composto da 40 artisti con diversi profili, ingegneri, designer, grafici, architetti e artisti del mondo dell’audiovisivo, teamLab ha dato vita a più di cento progetti in tutto il mondo dall’anno in cui è stato fondato il collettivo. Si è esibito a La Villette nel 2018, riunendo 300.000 spettatori.
Nell’aprile 2020 Les Bassins de Lumières aprirà una nuova sede a Bordeaux, gestita da Culturespaces. Situato in una delle cinque basi sottomarine della Kriegsmarine sull’Atlantico, il relitto della Seconda Guerra Mondiale diventerà il più grande luogo d’arte immersiva del mondo con i suoi 14.500 metri quadri di superficie di proiezione. Si prospettano 350.000 visitatori attesi.
La visita viene reinvitata. Le opere immersive sono in costante movimento e divengono interattive mediante i gesti e i movimenti dei visitatori, integrando anche i contributi del pubblico in tempo reale.
Gli spazi possono essere percorsi a piedi, ma le pause in posizione sdraiata sono un modo per ammirare le proiezioni. I visitatori non esitano più a toccare le pareti, perché le vere ed intoccabili opere sono altrove. Gli organizzatori forniscono anche cuscini, palline e a volte… pareti da arrampicata, come avviene a Tokyo presso il Mori Building Digital Art Museum.
Tutti i codici tradizionali degli spazi espositivi vengono ribaltati e tutti sono fortemente incoraggiati a condividere la propria esperienza su Instagram.
Le tele del maestro con l’effetto Waow
Questo effetto colpisce anche gli artisti più emblematici.
Van Gogh, Klimt, Klee, Picasso: le loro opere sono ora proiettate in spazi immensi e sono pochi i detrattori che mettono in discussione la legittimità di una simile messa in scena. Oggi, queste opere sono trasmesse in formati enormi, animate con suoni e melodie affinché provochino una sensazione sempre più impattante nello spettatore e assumano una nuova dimensione.
Non viene più esaltata la pennellata del pittore, non ci avviciniamo più alla tela scrutando la materia. Possiamo, invece, discutere di zoom e animazioni che disturbano l’opera originale.
I vantaggi di queste mostre sono numerosi, ad esempio, non spostare in giro per il mondo opere di inestimabile valore. Sono gli eventi a diventare itineranti.
Inaugurato diciotto mesi fa a Parigi Est, l’Atelier des lumières ha accolto 2,2 milioni di persone con la mostra dedicata a Klimt e Van Gogh.
A La Sucrière, nella magica cornice di Lione, prende vita la nuova mostra Imagine Picasso che propone, senza quadri o disegni, 200 opere di Picasso proiettate sulle pareti, sui pavimenti e sui piani inclinati, incorporando i codici delle arti digitali con quelli dell’architettura.
Anche il Louvre, con la sua mega mostra sull’opera di Leonardo da Vinci, si propone di riscoprire la Gioconda mediante la realtà virtuale in una stanza dedicata alla fine del percorso.
Con queste nuove narrazioni digitali, arte e intrattenimento sono ora una cosa sola. Il campo di gioco è enorme e le marche dovrebbero presto prenderne esempio.
Fonti:
www.culturespaces.com
www.la-croix.com
www.francetvinfo.fr
momar.gallery
econsultancy.com
www.kanpai.fr
www.neodigital.fr
www.lefigaro.fr
Le nostre riflessioni
06.11.19