I social network salveranno la stampa?
8 Ott, 2019
Dal 2006, la rivoluzione social ha favorito la costruzione di una rete in cui l’informazione è il perno del sistema attorno al quale ruota l’intera industria della comunicazione. Non siamo mai stati così massicciamente informati (o male informati) come lo siamo dall’avvento dei social network e degli smartphone, divenuti ormai il prolungamento del nostro braccio.
È bastato questo per accelerare il declino della stampa tradizionale, che già navigava in acque non proprio quiete. Come riassunto nell’articolo de Le Monde I preoccupanti mali della stampa: “Le ragioni del declino sono ben note: la perdita di credibilità presso l’opinione pubblica, il cambiamento delle abitudini di lettura, la rottura del modello economico con l’arrivo di Internet e, infine, l’obsolescenza programmata del sistema di stampa e distribuzione. Dal 2009, la stampa ha perso un terzo del suo fatturato”.
Tuttavia, dopo essere stati identificati come la causa principale del calo delle vendite della carta stampata, è possibile che il digital e i social stiano involontariamente invertendo la tendenza.
Un aspetto rassicurante, ma…
Una tendenza che continua a prendere piede, almeno in molti Paesi europei, è il declino della stampa su carta. Ad esempio, nel 1991 la stampa tedesca aveva una tiratura di 27,3 milioni di copie, ma da allora il suo volume si è quasi dimezzato, dato che nel 2016 questa cifra è scesa a 15,3 milioni, come riportato in questo articolo di Lara Meier nel 2017:
Nonostante queste cifre e a fronte di un declino annunciato, un’indagine condotta da TWOSIDES su 2131 cittadini americani nel 2017, mostra che la stampa tradizionale, ed il supporto fisico che offre ai lettori, rassicura:
- Il 73% degli intervistati ha dichiarato che leggere un libro stampato, o una rivista, è più piacevole che leggere lo stesso contenuto in formato elettronico;
- Il 65% ammette di preferire la versione cartacea piuttosto che la versione digitale;
Un altro elemento interessante, e certamente da correlare all’elezione di Donald Trump un anno prima dello studio, è…
…la diffidenza verso le fake news:
- Il 74% degli intervistati indica che le notizie false sono una tendenza preoccupante;
- Il 56% ha fiducia nelle notizie su carta stampata contro il 35% per le notizie lette sui social network.
Un altro studio, condotto dalla rinomata EUROPEAN BROADCASTING UNION (EBU) nel 2018, trae le stesse conclusioni sul ritorno in auge dei media tradizionali (o almeno quando si parla di fiducia riposta): “Mentre la fiducia nei media, nel complesso, è al minimo, un nuovo studio dell’UNA mostra che il pubblico si fida sempre più dei media tradizionali (broadcasting e stampa)”.
I media digitali sono il male
Questo stesso studio aiuta a capire come i media tradizionali sono stati in grado di trarre vantaggio dalla mancanza di fiducia di cui il digital soffre: “Allo stesso tempo, la fiducia dei cittadini europei in Internet e nei social media è stata erosa dal susseguirsi di false informazioni e disinformazione. Solo il 34% dei cittadini dell’UE si fida di Internet e solo il 20% delle reti social (contro il 36% e il 21% rispettivamente nel 2017)”.
Come spiegare questa mancanza di fiducia nei media digital rispetto ai media tradizionali?
In parte, è causa della neutralità della rete, che deve offrire una elaborazione del flusso di dati pari a qualsiasi contenuto caricato in Internet, indipendentemente dalla fonte, dall’importanza o dal destinatario. Così, tutto può essere detto, scritto e condiviso secondo un principio di equità universale. Se combiniamo questa convenzione con l’essenza stessa dei social network e della viralità, ci ritroviamo in una trappola che può essere mortale: l’informazione (verificata o meno), la sua propagazione e la sua fruibilità di consumo, che è diventato istantaneo.
Roberto Suárez Candel, responsabile del servizio di monitoraggio della strategia e dei media dell’UER, ha tratto le seguenti conclusioni: “I risultati del nostro studio dimostrano che il pubblico attribuisce grande importanza alla qualità e all’imparzialità dei media”.
In un momento in cui ogni utente di Internet sta diventando un media, questo ideale di qualità e imparzialità sembra impossibile da raggiungere.
Il virtuale al servizio del concreto
Fino a 30 anni fa, l’offerta mediatica poteva essere riassunta in 3 componenti principali:
- Stampa;
- Televisione;
- Radio.
Storicamente, la radio è sempre stata un mezzo fidato, senza dubbio grazie al suo ruolo durante entrambi i conflitti mondiali. La televisione è stata a lungo considerata un mezzo di impareggiabile importanza e la sua fruizione lo testimonia: è apparsa nel 1949 ed è ancora oggi il mezzo di comunicazione di massa più importante.
Anche se Internet sta da tempo minacciando il trono dell’inarrivabile piccolo schermo, ora è vittima della sua neutralità e viene relegata in fondo alla classifica di credibilità dei media. Occupa oggi l’ultimo posto, lontano da radio, giornali e televisione, come dimostra questo articolo di Meta Media, ripetendo uno studio condotto nel 2018 da Kantar / La Croix.
Buttando un occhio anche allo studio di Two Sides citato all’inizio dell’articolo, possiamo trarre alcuni insegnamenti:
La scomparsa della carta stampata è una faccenda che riguarda soprattutto i lettori di età compresa tra i 18 ed i 24 anni. Un’altra cosa che si può notare, indipendentemente dalle caratteristiche degli intervistati, è la fiducia nelle informazioni condivise sui social network, di 20 punti inferiore a quella condivisa sulla stampa.
Verso un futuro di scelta e formazione?
Per affrontare questo argomento in modo esaustivo, è necessario analizzare una per una le diverse nozioni che si intrecciano attorno al principio di fiducia:
- la definizione e il funzionamento dei media;
- l’impatto dei nuovi modelli di consumo dei media sulla linea editoriale;
- l’immediatezza dell’informazione e la corsa al raggiungimento del pubblico;
- l’emergere di player puri;
- la moltiplicazione di media satirici;
- l’impatto sulla credibilità del digitale;
- l’analisi dell’elaborazione dell’informazione;
- l’emergere di un numero sempre maggiore di manipolazioni di una nozione che erode quella di libertà di stampa…
- … il contributo di un presidente americano che sistematizza la demonizzazione dei media e dei giornalisti “che sono arrabbiati con lui e cercano costantemente di screditarlo”.
Questo susseguirsi di pratiche ed eventi non ha fatto altro che incrementare questa già diffusa diffidenza nei media digitali, accentuata dalla messa in discussione della libertà di stampa.
Tuttavia, sarebbe un peccato affrontare questo argomento escludendo ciò a cui i social network hanno contribuito, e ciò che ora rappresentano: un contrappeso all’elaborazione dell’informazione, la possibilità che ora abbiamo di fotografare, filmare, condividere l’informazione così come la sperimentiamo e vediamo, e seguire le informazioni provenienti da altre fonti, con tutto ciò che comporta.
Per riassumere l’approccio qui presentato: è tutta una questione di fiducia.
Come mostra quest’ultimo grafico dello studio “Trust: the truth” pubblicato da Ipsos Mori e condotto in 29 Paesi europei, Internet continua a perdere credibilità, mentre la stampa sta vivendo una ripresa, che non tende ad indebolirsi:
Da qui al verificarsi di una crescita dell’industria del mezzo stampa, le colonne di giornali sui tavolini dei caffè, le grida del postino che annuncia porta a porta la nuova edizione del quotidiano cittadino è un traguardo che necessita pochi passi per essere raggiunto.
Fonti :
https://www.inplantimpressions.com
https://www.ebu.ch
https://www.meta-media.fr
https://www.ipsos.com
https://www.lemonde.fr
https://medium.com
Le nostre riflessioni
06.11.19